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Categoria: 06. Maria
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Secondo la fede cattolica Maria è la Madre di Gesù.

Cattolici e ortodossi la venerano come Madre di Dio (Θεοτόκος):

Noi quindi confessiamo che il nostro Signore Gesù figlio unigenito di Dio, è perfetto Dio e perfetto uomo, (composto) di anima razionale e di corpo; generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, nato, per noi e per la nostra salvezza, alla fine dei tempi dalla vergine Maria secondo l'umanità; che è consostanziale al Padre secondo la divinità, e consostanziale a noi secondo l'umanità, essendo avvenuta l'unione delle due nature. Perciò noi confessiamo un solo Cristo, un solo Figlio, un solo Signore. Conforme a questo concetto di unione inconfusa, noi confessiamo che la vergine santa è madre di Dio, essendosi il Verbo di Dio incarnato e fatto uomo, ed avendo unito a sé fin dallo stesso concepimento, il tempio assunto da essa. (Concilio di Efeso, 431 d.C.).


Maria occupa un posto preminente e viene presentata come colei che contribuisce in modo determinante al compimento del disegno salvifico di Dio. Matteo e Luca ci presentano quelli che vengono chiamati i Vangeli della nascita e dell’infanzia di Gesù. Le loro storie si intrecciano e ci guidano alla scoperta dei primissimi tempi della vicenda umana di Gesù. Giovanni ci mostra Maria accanto a Gesù nell’episodio delle Nozze di Cana e durante i tragici momenti dell’agonia sulla croce.

In Luca, Maria è una giovane fanciulla che vive a Nazaret, piccolo centro della Galilea, ed è promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. A Nazaret Maria riceve la visita dell’arcangelo Gabriele che le propone di divenire la madre del Figlio di Dio, senza aver conosciuto uomo, ma grazie alla potenza dello Spirito Santo. Maria si inchina al volere di Dio e liberamente accetta, nonostante possa incorrere in terribili conseguenze fra le quali, anche, la lapidazione. Con questo atto Maria diventa il modello di tutti i credenti.

Maria si reca quindi alla casa della cugina Elisabetta, moglie del sacerdote Zaccaria, che si trova incinta nonostante l’età avanzata. Dopo un lungo viaggio verso la cittadina di Elisabetta e Zaccaria nel sud di Israele (forse l’attuale Ain Karim) Maria giunge alla casa dei suoi parenti e constata la verità di quanto l’angelo le aveva annunziato.

Elisabetta accoglie Maria chiamandola “la madre del mio Signore” e Maria le risponde con il canto del Magnificat. Nato il figlio di Elisabetta e di Zaccaria, a cui viene posto il nome di Giovanni, Maria fa ritorno a Nazaret.

Matteo racconta i medesimi fatti dal punto di vista di Giuseppe.

Giuseppe, appreso dello stato di Maria, vorrebbe ripudiarla in segreto, ma un angelo in sogno lo informa che il Bambino che sta per nascere è il Figlio di Dio. Allora egli, uomo giusto e timorato di Dio, accetta la volontà del Signore e prende Maria come sua sposa.

E’ il tempo in cui gli abitanti di Israele, per volere dell’imperatore Cesare Augusto, devono sottoporsi al censimento e anche Giuseppe obbedisce all’editto dell’imperatore. Essendo della famiglia regale di Davide e seguendo le leggi del tempo, Giuseppe si dirige insieme a Maria verso Betlemme, città natale del gran re di Israele: è lì che deve registrarsi. Giunto nella piccola cittadina della Giudea si compie per Maria il tempo del parto. Non avendo trovato posto in alcun alloggio, Giuseppe e Maria sono costretti a rifugiarsi in una grotta, e qui Maria partorisce Gesù.

Luca racconta di apparizioni di angeli sulla grotta della natività e la visita dei pastori al nuovo nato. Matteo ricorda anche la visita di alcuni uomini provenienti dall’Oriente, i Magi.

Ma Erode, il re di Giuda, trama per uccidere il Bambino e Giuseppe, avvisato in sogno da un angelo, fugge con Maria e Gesù in Egitto dove rimane fino alla morte di Erode.


Tornata a Nazaret, la Santa Famiglia vive una vita ritirata e nascosta nel lavoro quotidiano accanto alla povera gente del villaggio. Sono questi gli anni della vita nascosta a Nazaret. Solo un episodio viene ricordato da Luca nel suo vangelo.

All’età di 12 anni, Gesù sale a Gerusalemme insieme a Giuseppe e a Maria per celebrare la Pasqua.

Lasciata Gerusalemme, Giuseppe e Maria si accorgono che Gesù non è con loro. Lo credono in compagnia di altre persone della carovana, ma dopo averlo cercato invano, ritornano a Gerusalemme e dopo tre giorni lo trovano nel Tempio mentre ascolta ed interroga i dottori della Legge. Nel dialogo che segue Gesù manifesta apertamente di essere il figlio di Dio Padre.

Ritornati a Nazaret Gesù cresce in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini, mentre Maria conserva e medita nel suo cuore quanto è accaduto fino a quel momento.

Nei sinottici Maria viene poi ricordata in altre due occasioni.

La prima quando Gesù afferma con forza la propria figliolanza divina (Mt 12,46-50; Mc 3,31-35; Lc 8,19-21), la seconda quando inaugura la predicazione a Nazaret (Mt 13,53-58; Mc 6,1-6).


Giovanni chiama Maria “Madre di Gesù”.

Maria è presente alle nozze di Cana ed intercede per gli sposi perché Gesù compia il suo primo miracolo (Gv 2,1-12). Con questo gesto ella dimostra di essere la “mediatrice” di tutte le grazie che il suo Figlio dispenserà.

Maria è ricordata poi nel discorso del Pane di vita (Gv 6,41-42) ed è presente sotto la Croce. E’ in questo momento che Gesù la affida all’apostolo Giovanni e così la Vergine diviene la madre di tutti i credenti (Gv 19,25-27).


Maria è nel Cenacolo insieme agli apostoli e ai primi discepoli del Signore quando lo Spirito Santo scende nel giorno della Pentecoste.

Ella sostiene con la preghiera la Chiesa nascente e ne diviene il centro (At 1,12-14).


Secondo il Protovangelo di Giacomo i genitori di Maria si chiamavano Anna e Gioacchino. Erano assai anziani quando concepirono la Vergine. La Tradizione vuole che essi abitassero una casa di Gerusalemme posta nelle vicinanze della Porta dei Leoni a nord della città. Secondo la leggenda, Maria apprese a camminare alla tenera età di 6 mesi e rimase ospite nel Tempio fino alla pubertà, quando venne data in sposa a Giuseppe, dopo il miracolo della fioritura del suo bastone.

Nel Vangelo di Bartolomeo viene indicato il tempio come luogo della annunciazione, mentre secondo altri vangeli apocrifi l’annuncio le venne recato presso una fontana o all’interno della sua abitazione.

La tradizione ha fissato il giorno dell’annunciazione al 25 marzo data dalla quale, contando nove mesi esatti, si giunge al 25 dicembre, giorno del Natale del Signore.

Secondo il vangelo di Filippo, Maria non avrebbe concepito per opera dello Spirito santo: come uomo Gesù sarebbe nato da Giuseppe e soltanto dopo aver ricevuto il Battesimo sarebbe stato riconosciuto come Figlio di Dio.


Il Concilio Vaticano II ha dedicato alla Vergine Maria il capitolo VIII della Lumen Gentium.

CAPITOLO VIII

LA BEATA MARIA VERGINE MADRE DI DIO NEL MISTERO DI CRISTO E DELLA CHIESA

I. Proemio

52. Volendo Dio misericordiosissimo e sapientissimo compiere la redenzione del mondo, « quando venne la pienezza dei tempi, mandò il suo Figlio, nato da una donna... per fare di noi dei figli adot- tivi» (Gal 4,4-5), « Egli per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo e si è incarnato per opera dello Spirito Santo da Maria vergine ». Questo divino mistero di salvezza ci è rivelato e si continua nella Chiesa, che il Signore ha costituita quale suo corpo e nella quale i fedeli, aderendo a Cristo capo e in comunione con tutti i suoi santi, devono pure venerare la memoria «innanzi tutto della gloriosa sempre vergine Maria, madre del Dio e Signore nostro Gesù Cristo ».

Maria e la Chiesa

53. Infatti Maria vergine, la quale all'annunzio dell'angelo accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio e portò la vita al mondo, è riconosciuta e onorata come vera madre di Dio e Redentore. Re- denta in modo eminente in vista dei meriti del Figlio suo e a lui unita da uno stretto e indissolubile vincolo, è insignita del sommo ufficio e dignità di madre del Figlio di Dio, ed è perciò figlia predilet- ta del Padre e tempio dello Spirito Santo; per il quale dono di grazia eccezionale precede di gran lunga tutte le altre creature, celesti e terrestri. Insieme però, quale discendente di Adamo, è con- giunta con tutti gli uomini bisognosi di salvezza; anzi, è « veramente madre delle membra (di Cri- sto)... perché cooperò con la carità alla nascita dei fedeli della Chiesa, i quali di quel capo sono le membra ». Per questo è anche riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa, figura ed eccellentissimo modello per essa nella fede e nella carità; e la Chiesa cattolica, istruita dallo Spirito Santo, con affetto di pietà filiale la venera come madre amatissima.

L'intenzione del Concilio

54. Perciò il santo Concilio, mentre espone la dottrina riguardante la Chiesa, nella quale il divino Redentore opera la salvezza, intende illustrare attentamente da una parte, la funzione della beata Vergine nel mistero del Verbo incarnato e del corpo mistico, dall'altra i doveri degli uomini, e i do- veri dei credenti in primo luogo. Il Concilio tuttavia non ha in animo di proporre una dottrina esau- riente su Maria, né di dirimere le questioni che il lavoro dei teologi non ha ancora condotto a una luce totale. Permangono quindi nel loro diritto le sentenze, che nelle scuole cattoliche vengono li- beramente proposte circa colei, che nella Chiesa santa occupa, dopo Cristo, il posto più alto e il più vicino a noi.

II. Funzione della beata Vergine nell'economia della salvezza

La madre del Messia nell'Antico Testamento

55. I libri del Vecchio e Nuovo Testamento e la veneranda tradizione mostrano in modo sempre più chiaro la funzione della madre del Salvatore nella economia della salvezza e la propongono per così dire alla nostra contemplazione. I libri del Vecchio Testamento descrivono la storia della salvezza, nella quale lentamente viene preparandosi la venuta di Cristo nel mondo. Questi documenti primi- tivi, come sono letti nella Chiesa e sono capiti alla luce dell'ulteriore e piena rivelazione, passo pas- so mettono sempre più chiaramente in luce la figura di una donna: la madre del Redentore. Sotto questa luce essa viene già profeticamente adombrata nella promessa, fatta ai progenitori caduti in peccato, circa la vittoria sul serpente (cfr. Gen 3,15). Parimenti, è lei, la Vergine, che concepirà e partorirà un Figlio, il cui nome sarà Emanuele (cfr. Is 7, 14; Mt 1,22-23). Essa primeggia tra quegli umili e quei poveri del Signore che con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza. E infine con lei, la figlia di Sion per eccellenza, dopo la lunga attesa della promessa, si compiono i tempi e si

instaura la nuova « economia », quando il Figlio di Dio assunse da lei la natura umana per liberare l'uomo dal peccato coi misteri della sua carne.

Maria nell'annunciazione

56. Il Padre delle misericordie ha voluto che l'accettazione da parte della predestinata madre pre- cedesse l'incarnazione, perché così, come una donna aveva contribuito a dare la morte, una donna contribuisse a dare la vita. Ciò vale in modo straordinario della madre di Gesù, la quale ha dato al mondo la vita stessa che tutto rinnova e da Dio è stata arricchita di doni consoni a tanto ufficio. Nessuna meraviglia quindi se presso i santi Padri invalse l'uso di chiamare la madre di Dio la tutta santa e immune da ogni macchia di peccato, quasi plasmata dallo Spirito Santo e resa nuova creatura. Adornata fin dal primo istante della sua concezione dagli splendori di una santità del tut- to singolare, la Vergine di Nazaret è salutata dall'angelo dell'annunciazione, che parla per ordine di Dio, quale « piena di grazia » (cfr. Lc 1,28) e al celeste messaggero essa risponde « Ecco l'ancella del Signore: si faccia in me secondo la tua parola » (Lc 1,38). Così Maria, figlia di Adamo, accon- sentendo alla parola divina, diventò madre di Gesù, e abbracciando con tutto l'animo, senza che alcun peccato la trattenesse, la volontà divina di salvezza, consacrò totalmente se stessa quale an- cella del Signore alla persona e all'opera del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione in di- pendenza da lui e con lui, con la grazia di Dio onnipotente. Giustamente quindi i santi Padri riten- gono che Maria non fu strumento meramente passivo nelle mani di Dio, ma che cooperò alla sal- vezza dell'uomo con libera fede e obbedienza. Infatti, come dice Sant'Ireneo, essa «con la sua ob- bedienza divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano ». Onde non pochi antichi Padri nella loro predico della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione coll'obbedienza di Ma- ria; ciò che la vergine Eva legò con la sua incredulità, la vergine Maria sciolse con la sua fede» e, fatto il paragone con Eva, chiamano Maria «madre dei viventi e affermano spesso: « la morte per mezzo di Eva, la vita per mezzo di Maria ».

Maria e l'infanzia di Gesù

57. Questa unione della madre col figlio nell'opera della redenzione si manifesta dal momento della concezione verginale di Cristo fino alla morte di lui; e prima di tutto quando Maria, partendo in fretta per visitare Elisabetta, è da questa proclamata beata per la sua fede nella salvezza promes- sa, mentre il precursore esultava nel seno della madre (cfr. Lc 1,41-45); nella natività, poi, quando la madre di Dio mostrò lieta ai pastori e ai magi il Figlio suo primogenito, il quale non diminuì la sua verginale integrità, ma la consacrò. Quando poi lo presentò al Signore nel tempio con l'offerta del dono proprio dei poveri, udì Simeone profetizzare che il Figlio sarebbe divenuto segno di con- traddizione e che una spada avrebbe trafitto l'anima della madre, perché fossero svelati i pensieri di molti cuori (cfr. Lc 2,34-35). Infine, dopo avere perduto il fanciullo Gesù e averlo cercato con angoscia, i suoi genitori lo trovarono nel tempio occupato nelle cose del Padre suo, e non compre- sero le sue parole. E la madre sua conservava tutte queste cose in cuor suo e le meditava (cfr. Lc 2,41-51).

Maria e la vita pubblica di Gesù

58. Nella vita pubblica di Gesù la madre sua appare distintamente fin da principio, quando alle nozze in Cana di Galilea, mossa a compassione, indusse con la sua intercessione Gesù Messia a dar inizio ai miracoli (cfr. Gv 2 1-11). Durante la predicazione di lui raccolse le parole con le quali egli, mettendo il Regno al di sopra delle considerazioni e dei vincoli della carne e del sangue, pro- clamò beati quelli che ascoltano e custodiscono la parola di Dio (cfr Mc 3,35; Lc 11,27-28), come ella stessa fedelmente faceva (cfr. Lc 2,19 e 51). Così anche la beata Vergine avanzò nella peregri- nazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette (cfr. Gv 19,25), soffrendo profondamente col suo Unigenito e asso- ciandosi con animo materno al suo sacrifico, amorosamente consenziente all'immolazione della vit- tima da lei generata; e finalmente dallo stesso Gesù morente in croce fu data quale madre al di- scepolo con queste parole: Donna, ecco tuo figlio (cfr. Gv 19,26-27).

Maria dopo l'ascensione

59. Essendo piaciuto a Dio di non manifestare apertamente il mistero della salvezza umana prima di effondere lo Spirito promesso da Cristo, vediamo gli apostoli prima del giorno della Pentecoste « perseveranti d'un sol cuore nella preghiera con le donne e Maria madre di Gesù e i suoi fratelli» (At 1,14); e vediamo anche Maria implorare con le sue preghiere il dono dello Spirito che all'annuncia- zione, l'aveva presa sotto la sua ombra. Infine la Vergine immacolata, preservata immune da ogni macchia di colpa originale finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria in ani- ma e corpo e dal Signore esaltata quale regina dell'universo per essere così più pienamente con- forme al figlio suo, Signore dei signori (cfr. Ap 19,16) e vincitore del peccato e della morte.

III. La beata Vergine e la Chiesa

Maria e Cristo unico mediatore

60. Uno solo è il nostro mediatore, secondo le parole dell'Apostolo: « Poiché non vi è che un solo Dio, uno solo è anche il mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che per tutti ha dato se stesso in riscatto » (1 Tm 2,5-6). La funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce questa unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l'efficacia. Ogni salutare in- flusso della beata Vergine verso gli uomini non nasce da una necessità oggettiva, ma da una di- sposizione puramente gratuita di Dio, e sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo; pertanto si fonda sulla mediazione di questi, da essa assolutamente dipende e attinge tutta la sua efficacia, e non impedisce minimamente l'unione immediata dei credenti con Cristo, anzi la facilita.

Cooperazione alla redenzione

61. La beata Vergine, predestinata fino dall'eternità, all'interno del disegno d'incarnazione del Ver- bo, per essere la madre di Dio, per disposizione della divina Provvidenza fu su questa terra l'alma madre del divino Redentore, generosamente associata alla sua opera a un titolo assolutamente unico, e umile ancella del Signore, concependo Cristo, generandolo, nutrendolo, presentandolo al Padre nel tempio, soffrendo col Figlio suo morente in croce, ella cooperò in modo tutto speciale all'opera del Salvatore, coll'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo ella è diventata per noi madre nell'ordine della grazia.

Funzione salvifíca subordinata

62. E questa maternità di Maria nell'economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso fedelmente prestato nell'Annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti anche dopo la sua assunzione in cielo non ha in- terrotto questa funzione salvifica, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci i do- ni che ci assicurano la nostra salvezza eterna. Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condot- ti nella patria beata. Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, Mediatrice. Ciò però va inteso in modo che nulla sia detratto o aggiunto alla dignità e alla efficacia di Cristo, unico Mediatore.

Nessuna creatura infatti può mai essere paragonata col Verbo incarnato e redentore. Ma come il sacerdozio di Cristo è in vari modi partecipato, tanto dai sacri ministri, quanto dal popolo fedele, e come l'unica bontà di Dio è realmente diffusa in vari modi nelle creature, così anche l'unica media- zione del Redentore non esclude, bensì suscita nelle creature una varia cooperazione partecipata da un'unica fonte. a Chiesa non dubita di riconoscerla apertamente; essa non cessa di farne l'espe- rienza e la raccomanda all'amore dei fedeli, perché, sostenuti da questo materno aiuto, siano più intimamente congiunti col Mediatore e Salvatore.

Maria vergine e madre, modello della Chiesa

63. La beata Vergine, per il dono e l'ufficio della divina maternità che la unisce col Figlio redentore e per le sue singolari grazie e funzioni, è pure intimamente congiunta con la Chiesa: la madre di Dio è figura della Chiesa, come già insegnava sant'Ambrogio, nell'ordine cioè della fede, della cari- tà e della perfetta unione con Cristo. Infatti nel mistero della Chiesa, la quale pure è giustamente chiamata madre e vergine, la beata vergine Maria occupa il primo posto, presentandosi in modo eminente e singolare quale vergine e quale madre. Ciò perché per la sua fede ed obbedienza ge- nerò sulla terra lo stesso Figlio di Dio, senza contatto con uomo, ma adombrata dallo Spirito Santo, come una nuova Eva credendo non all'antico serpente, ma, senza alcuna esitazione, al messaggero di Dio. Diede poi alla luce il Figlio, che Dio ha posto quale primogenito tra i molti fratelli (cfr. Rm 8,29), cioè tra i credenti, alla rigenerazione e formazione dei quali essa coopera con amore di ma- dre.

La Chiesa vergine e madre

64. Orbene, la Chiesa contemplando la santità misteriosa della Vergine, imitandone la carità e adempiendo fedelmente la volontà del Padre, per mezzo della parola di Dio accolta con fedeltà di- venta essa pure madre, poiché con la predicazione e il battesimo genera a una vita nuova e im- mortale i figli, concepiti ad opera dello Spirito Santo e nati da Dio. Essa pure è vergine, che custo- disce integra e pura la fede data allo sposo; imitando la madre del suo Signore, con la virtù dello Spirito Santo conserva verginalmente integra la fede, salda la speranza, sincera la carità.

La Chiesa deve imitare la virtù di Maria

65. Mentre la Chiesa ha già raggiunto nella beatissima Vergine quella perfezione, che la rende sen- za macchia e senza ruga (cfr. Ef 5,27), i fedeli del Cristo si sforzano ancora di crescere nella santità per la vittoria sul peccato; e per questo innalzano gli occhi a Maria, la quale rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti. La Chiesa, raccogliendosi con pietà nel pensiero di Maria, che contempla alla luce del Verbo fatto uomo, con venerazione penetra più profondamente nel supremo mistero dell'incarnazione e si va ognor più conformando col suo sposo. Maria infatti, la quale, per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, riunisce per cosi dire e riverbera le esigenze supreme della fede, quando è fatta oggetto della predicazione e della venerazione chiama i credenti al Figlio suo, al suo sacrificio e all'amore del Padre. A sua volta la Chiesa, mentre ricerca la gloria di Cristo, diventa più simile al suo grande modello, progredendo continuamente nella fede, speranza e carità e in ogni cosa cercando e compiendo la divina volontà. Onde anche nella sua opera apostolica la Chiesa giustamente guarda a colei che generò il Cristo, concepito ap- punto dallo Spirito Santo e nato dalla Vergine per nascere e crescere anche nel cuore dei fedeli per mezzo della Chiesa. La Vergine infatti nella sua vita fu modello di quell'amore materno da cui de- vono essere animati tutti quelli che nella missione apostolica della Chiesa cooperano alla rigenera- zione degli uomini.

IV. Il culto della beata Vergine nella Chiesa

Natura e fondamento del culto

66. Maria, perché madre santissima di Dio presente ai misteri di Cristo, per grazia di Dio esaltata, al di sotto del Figlio, sopra tutti gli angeli e gli uomini, viene dalla Chiesa giustamente onorata con culto speciale. E di fatto, già fino dai tempi più antichi, la beata Vergine è venerata col titolo di « madre di Dio » e i fedeli si rifugiano sotto la sua protezione, implorandola in tutti i loro pericoli e le loro necessità. Soprattutto a partire dal Concilio di Efeso il culto del popolo di Dio verso Maria crebbe mirabilmente in venerazione e amore, in preghiera e imitazione, secondo le sue stesse pa- role profetiche: «Tutte le generazioni mi chiameranno beata, perché grandi cose mi ha fatto l'On- nipotente» (Lc 1,48). Questo culto, quale sempre è esistito nella Chiesa sebbene del tutto singola- re, differisce essenzialmente dal culto di adorazione reso al Verbo incarnato così come al Padre e allo Spirito Santo, ed è eminentemente adatto a promuoverlo. Infatti le varie forme di devozione verso la madre di Dio, che la Chiesa ha approvato, mantenendole entro i limiti di una dottrina sana e ortodossa e rispettando le circostanze di tempo e di luogo, il temperamento e il genio proprio dei

fedeli, fanno si che, mentre è onorata la madre, il Figlio, al quale sono volte tutte le cose (cfr Col 1,15-16) e nel quale «piacque all'eterno Padre di far risiedere tutta la pienezza » (Col 1,19), sia debitamente conosciuto, amato, glorificato, e siano osservati i suoi comandamenti.

Norme pastorali

67. Il santo Concilio formalmente insegna questa dottrina cattolica. Allo stesso tempo esorta tutti i figli della Chiesa a promuovere generosamente il culto, specialmente liturgico, verso la beata Ver- gine, ad avere in grande stima le pratiche e gli esercizi di pietà verso di lei, raccomandati lungo i secoli dal magistero della Chiesa; raccomanda di osservare religiosamente quanto in passato è sta- to sancito circa il culto delle immagini di Cristo, della beata Vergine e dei Santi. Esorta inoltre cal- damente i teologi e i predicatori della parola divina ad astenersi con ogni cura da qualunque falsa esagerazione, come pure da una eccessiva grettezza di spirito, nel considerare la singolare dignità della Madre di Dio. Con lo studio della sacra Scrittura, dei santi Padri, dei dottori e delle liturgie della Chiesa, condotto sotto la guida del magistero, illustrino rettamente gli uffici e i privilegi della beata Vergine, i quali sempre sono orientati verso il Cristo, origine della verità totale, della santità e della pietà. Sia nelle parole che nei fatti evitino diligentemente ogni cosa che possa indurre in errore i fratelli separati o qualunque altra persona, circa la vera dottrina della Chiesa. I fedeli a loro volta si ricordino che la vera devozione non consiste né in uno sterile e passeggero sentimentali- smo, né in una certa qual vana credulità, bensì procede dalla fede vera, dalla quale siamo portati a riconoscere la preminenza della madre di Dio, e siamo spinti al filiale amore verso la madre nostra e all'imitazione delle sue virtù.

V. Maria, segno di certa speranza e di consolazione per il peregrinante popolo di Dio

Maria, segno del popolo di Dio

68. La madre di Gesù, come in cielo, in cui è già glorificata nel corpo e nell'anima, costituisce l'im- magine e l'inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell'età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore (cfr. 2 Pt 3,10).

Maria interceda per l'unione dei cristiani

69. Per questo santo Concilio è di grande gioia e consolazione il fatto che vi siano anche tra i fra- telli separati di quelli che tributano il debito onore alla madre del Signore e Salvatore, specialmente presso gli Orientali, i quali vanno, con ardente slancio ed anima devota, verso la madre di Dio sempre vergine per renderle il loro culto. Tutti i fedeli effondano insistenti preghiere alla madre di Dio e madre degli uomini, perché, dopo aver assistito con le sue preghiere la Chiesa nascente, an- che ora, esaltata in cielo sopra tutti i beati e gli angeli, nella comunione dei santi interceda presso il Figlio suo, fin tanto che tutte le famiglie di popoli, sia quelle insignite del nome cristiano, sia quelle che ancora ignorano il loro Salvatore, in pace e concordia siano felicemente riunite in un solo popolo di Dio, a gloria della santissima e indivisibile Trinità. 


Nei primi mille anni di storia cristiana Maria è stata oggetto di solenni definizioni dogmatiche, fondate sul Vangelo di Matteo che afferma la nascita verginale di Gesù senza il concorso di alcun uomo, e che oggi sono riconosciute sia dalla chiesa occidentale che da quella orientale.

Ricordiamo nuovamente il Concilio di Efeso (431 d. C.) che la definisce Theotokos ("Madre di Dio") e il Concilio di Costantinopoli (553 d. C.) che le riconosce la verginità perpetua.

Nei secoli seguenti il  Magistero della Chiesa cattolica ha solennemente definito i dogmi dell’Immacolata Concezione (Papa Pio IX, 1854) secondo il quale Maria è stata concepita senza il peccato originale e della sua Assunzione al Cielo (Papa Pio XII, 1950) secondo il quale al termine della sua vita terrena Maria è stata assunta in cielo in anima e corpo.

Numerosi sono i titoli con i quali i cattolici si rivolgono a Maria.

Solitamente viene indicata come Madonna (dal latino “Mia Signora”), Immacolata, Assunta, la Vergine, Maria Ausiliatrice.

Al nome di Maria può essere associato il nome di una località come, ad esempio Fatima, Pompei, Loreto, Lourdes, La Salette….

Molti santi hanno dedicato le loro opere teologiche alla Vergine Maria. Ricordiamo in particolare: Beato Duns Scoto, San Bernardo di Chiaravalle, San Bonaventura da Bagnoregio, San Luigi Maria Grignion de Montfort, Sant'Alfonso Maria de' Liguori.

"Vergine madre, figlia del tuo Figlio,
Umile ed alta più che creatura,
Termine fisso d'eterno consiglio.

Tu se' colei che l'umana natura
Nobilitasti sì, che il suo Fattore
Non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l'amore
Per lo cui caldo nell'eterna pace
Così è germinato questo fiore.

Qui se' a noi meridïana face
Di caritate; e giuso, intra i mortali,
Se' di speranza fontana vivace.

Donna, se' tanto grande e tanto vali,
Che, qual vuol grazia e a te non ricorre,
Sua disïanza vuol volar senz'ali.

La tua benignità non pur soccorre
A chi domanda, ma molte fiate
Liberamente al domandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,
In te magnificenza, in te s'aduna
Quantunque in creatura è di bontate!

Or questi, che dall'infima lacuna
De l'universo infin qui ha vedute
Le vite spiritali ad una ad una,

Supplica a te, per grazia, di virtute
Tanto, che possa con gli occhi levarsi
Più alto verso l'ultima Salute.

Ed io, che mai per mio vedere non arsi
Più ch'io fo per lo suo, tutti i miei prieghi
Ti porgo, e prego che non sieno scarsi.

Perchè tu ogni nube gli disleghi
Di sua mortalità coi prieghi tuoi.
Sì che il sommo Piacer gli si dispieghi.

Ancor ti prego, regina che puoi
Ciò che tu vuoli, che conservi sani,
Dopo tanto veder, gli affetti suoi.

Vinca tua guardia i movimenti umani!
Vedi Beatrice con quanti beati
Per li miei prieghi ti chiudon le mani!"

(Paradiso, XXXIII, 1-39)


Maria è spesso indicata come l’immagine della Chiesa che custodisce in sé Gesù.

Già nei primi tempi la liturgia della Chiesa ha onorato e venerato Maria riservandole un culto proprio e attribuendole il ruolo di colei che tutto può presso il suo Figlio divino.

Maria è un modello da imitare ed è Colei che compie l’opera di mediazione tra Dio e l’uomo.

Papa Paolo VI con l'Esortazione Marialis Cultus di del 1974 stabilisce che il culto verso Maria deve fondarsi il più possibile sulla Scrittura, deve esser posto nell’ambito della Liturgia della Chiesa ed essere aperto all’ecumenismo, per promuovere l’unità di tutti i cristiani che vedono in Maria il modello di Vergine, sposa e Madre. Paolo VI  promuove la recita del rosario, descritto come uno dei principali esercizi di preghiera in cui la Chiesa esprime la propria devozione a Maria.

Anche Giovanni Paolo II ha rivolto una particolare attenzione alla recita del rosario con la lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae del 2002.

La preghiera mariana per eccellenza è l’Ave Maria, composta da due parti distinte: la prima riporta le parole pronunciate dall’angelo nell’annunciazione, la seconda una conclusione opera della Chiesa.

Ave, o Maria, piena di grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne
e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù.

Santa Maria, Madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte.
Amen.

Particolare forma della preghiera mariana è il Santo Rosario.

Questa preghiera consiste nella recita di 200 Ave Maria divise in gruppi di dieci con la recita di un Padre Nostro e di un Gloria al Padre rispettivamente all’inizio e al termine di ogni decina.

La recita delle Ave Maria aiuta nella meditazione dei misteri della fede che ricordano i momenti significativi della vita di Gesù e di Maria e che, secondo quanto stabilito da Papa Giovanni Paolo II con la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae del 16 ottobre 2002, sono così divisi:

✠ Misteri gaudiosi (lunedì e sabato):

1. Annunciazione dell’angelo a Maria Vergine

2. La Visita di Maria Vergine a Santa Elisabetta

3. La nascita di Gesù nella grotta di Betlemme

4. La presentazione di Gesù Bambino al Tempio

5. Il ritrovamento di Gesù fra i Dottori del Tempio

✠ Misteri della luce (giovedì):

1. Il Battesimo di Gesù nel fiume Giordano

2. Gesù si rivela nelle nozze di Cana

3. L’annuncio del Regno di Dio e l’invito alla conversione

4. La Trasfigurazione di Gesù.

5. L’Istituzione dell’Eucarestia.

✠ Misteri dolorosi (martedì e venerdì):

1. Gesù prega nel Getsemani

2. La flagellazione di Gesù

3. L’incoronazione di spine

4. Gesù sale il Calvario caricato della croce

5. Gesù muore in croce.

✠ Misteri gloriosi (mercoledì e domenica)

1. La risurrezione di Gesù

2. L’Ascensione di Gesù al cielo

3. La discesa dello Spirito Santo su Maria, gli Apostoli e la Chiesa

4. L’Assunzione di Maria al Cielo

5. L’incoronazione di Maria in cielo e la gloria degli Angeli e dei Santi.

Altra preghiera mariana molto importante, recitata al termine del Rosario e in varie occasioni, è la Salve Regina:

"Salve, Regina, madre di misericordia; vita, dolcezza e speranza nostra, salve.

A Te ricorriamo, esuli figli di Eva; a Te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime.

Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi.

E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo Seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria!"


Queste sono le feste che la Chiesa cattolica dedica alla Vergine Maria durante l’anno liturgico: