Dato che, nella prospettiva cristiana, il lavoro non deve assorbire completamente le energie dell’uomo, particolare importanza assume, per i Cristiani, il riposo.

Oggi, grazie allo sviluppo delle tecniche produttive, l’orario di lavoro tende a ridursi mentre aumenta il tempo libero a disposizione dei lavoratori. Secondo la dottrina sociale della Chiesa, il periodo di riposo deve essere garantito e promosso dalla società civile, per non ridurre tutta l’attività dell'uomo alla produzione di beni che incrementano soltanto un consumismo sfrenato.

Il tempo libero può venire dedicato ad attività ricreative e alla formazione culturale, a rinsaldare i vincoli di amicizia e familiari, ad opere di carità, e diventare, così, occasione di crescita spirituale della persona.

Nella vita cristiana, poi, il tempo del riposo assume un significato particolare.

Il terzo comandamento del Decalogo ordina di santificare le feste, cioè di dedicare il giorno del riposo al Signore. Il settimo giorno della settimana è, per gli Ebrei, il Sabato, a ricordo del riposo di Jahvè al termine della creazione, mentre per i Cristiani il giorno di festa è “il giorno dopo il Sabato”, il giorno della Resurrezione di Gesù. I primi cristiani lo chiamavano l’ottavo giorno” e, con il passare degli anni, diventò il primo giorno della settimana, il più santo, il giorno del Signore, la Domenica (dal latino dies dominica). La Domenica è così il simbolo della nuova creazione generata dal sacrificio e dalla Resurrezione da morte del Figlio di Dio e l’occasione di vivere nella sua pienezza il mistero della salvezza che trova qui il suo compimento. Tanto importante è il giorno del Signore che l’Eucarestia che in esso si compie è considerata il centro della vita della Chiesa e ai fedeli è fatto obbligo di prendervi parte.

Numerosi sono, nel corso dell’anno liturgico, i giorni che la Chiesa ha dedicato alla celebrazione dei misteri cristiani e che sono considerati festa di precetto. Il Codice di Diritto Canonico estende l’obbligo della partecipazione alla S.Messa ai giorni del Natale, dell’Epifania, dell’Ascensione di Gesù al Cielo, del SS. Corpo e Sangue di Cristo, di Maria Madre di Dio, dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione al Cielo di Maria, di S. Giuseppe, di S. Pietro e S. Paolo, di tutti i Santi.

Per il credente, dunque, sia il lavoro che il tempo libero possono e devono diventare occasione di crescita umana e arricchimento spirituale e lo possono aiutare a vivere la propria vocazione e la propria fede cristiane.

 

Il precetto della Chiesa definisce e precisa la legge del Signore: “La domenica e le altre feste di precetto i fedeli sono tenuti all'obbligo di partecipare alla Messa. Soddisfa il precetto di partecipare alla Messa chi vi assiste dovunque venga celebrata nel rito cattolico, o nello stesso giorno di festa, o nel vespro del giorno precedente”.

L'Eucarestia domenicale fonda e conferma tutto l’agire cristiano. Per questo i fedeli sono tenuti a partecipare all’Eucarestia nei giorni di precetto, a meno che siano giustificati da un serio motivo (per esempio, la malattia, la cura dei lattanti o ne siano dispensati dal loro parroco). Coloro che deliberatamente non ottemperano a questo obbligo commettono un peccato grave. (Catechismo della Chiesa cattolica, 2180-2181)

 

Can. 1246 - §1. Il giorno di domenica in cui si celebra il mistero pasquale, per la tradizione apostolica deve essere osservato in tutta la Chiesa come il primordiale giorno festivo di precetto. Ugualmente devono essere osservati i giorni del Natale del Signore Nostro Gesù Cristo, dell'Epifania, dell'Ascensione e del santissimo Corpo e Sangue di Cristo, della Santa Madre di Dio Maria, della sua Immacolata Concezione e Assunzione, di san Giuseppe, dei santi Apostoli Pietro e Paolo, e infine di tutti i Santi.

§2. Tuttavia la Conferenza Episcopale può, previa approvazione della Sede Apostolica, abolire o trasferire alla domenica alcuni giorni festivi di precetto.

 

Can. 1247 - La domenica e le altre feste di precetto i fedeli sono tenuti all'obbligo di partecipare alla Messa; si astengano inoltre, da quei lavori e da quegli affari che impediscono di rendere culto a Dio e turbano la letizia propria del giorno del Signore o il dovuto riposo della mente e del corpo.