La sessualità dell’uomo e i comportamenti che ne derivano rientrano nel vasto campo della morale. Si parla perciò di uso corretto della sessualità e di peccati contro di essa.

Anche per la sessualità vale la regola fondamentale della morale: la conformità, o meno, delle azioni legate al suo uso al fine che Dio ha per essa stabilito. Così, è buono quel comportamento che aiuta la persona a crescere umanamente nel dominio delle passioni, nella fedeltà al matrimonio o alla verginità consacrata, nella donazione sincera e feconda alla persona amata, nella procreazione responsabile e nell’educazione dei figli. Sono cattive le azioni, contrarie a tutto questo, che ledono gravemente la dignità della persona.

Secondo la morale cristiana, dunque, la sessualità è una componente essenziale della persona umana e trova la sua realizzazione in un amore fatto di condivisione e donazione.

Al tema della vita che, come abbiamo visto, si lega strettamente a quello della sessualità, la Chiesa dedica una profonda riflessione. Soprattutto oggi, momento in cui la vita appare sempre più minacciata.

Lo sviluppo scientifico degli ultimi decenni ha permesso all'uomo di ampliare enormemente le proprie conoscenze e lo ha portato alla scoperta di tecniche nuove in tutti i campi del sapere.

Anche la Medicina sta raggiungendo orizzonti impensabili solo pochi anni fa, tanto che, oggi, nuovi farmaci curano malattie una volta diffuse e mortali, e operazioni chirurgiche sempre più complesse sono realizzabili in moltissimi ospedali.

Altrettanto speditamente procede la ricerca scientifica sulla costituzione intima dell'uomo, cioè sul suo patrimonio genetico, fino al punto di dare vita ad una nuova branca della scienza, chiamata ingegneria genetica.

A questo punto si pone una domanda di carattere morale: è l’uomo assolutamente libero di procedere nelle proprie ricerche senza porsi dei limiti, oppure esiste un confine che non può essere oltrepassato?

Da questa domanda è nata un nuovo ramo della morale chiamato Bioetica (= morale della vita), che studia le problematiche morali legate alla vita fisica dell’uomo, interrogandosi sulla possibilità o meno di elaborare regole e normative morali riguardo alla vita.

La risposta alla domanda che ci siamo posti è complessa e difficile, perché deve tenere conto di due aspetti apparentemente contraddittori: la naturale sete di conoscenza dell'uomo e il valore delle scoperte che la sua ricerca gli fa conseguire. Un esempio: i fisici che, prima della II guerra mondiale, studiavano l’atomo per utilizzarne l’energia a scopi pacifici, non pensavano certo che le loro scoperte avrebbero portato alla morte di milioni di persone.

Il problema, quindi, non rimane esclusivamente scientifico, ma, per le conseguenze pratiche che la ricerca dell'uomo comporta, diviene anche morale.

La Chiesa si sta impegnando perché la Bioetica assuma sempre maggiore importanza nel mondo attuale e perché possa, con l’aiuto dei principi della morale cristiana, fornire all'umanità precisi orientamenti in un cammino tanto difficile.

 

L'uomo vale più per quello che “è” che per quello  che “ha”. Parimenti tutto ciò che gli uomini compiono  allo scopo di conseguire una maggiore giustizia, una più estesa  fraternità e un ordine più umano nei rapporti sociali, ha più valore dei progressi in campo tecnico. Questi, infatti, possono fornire, per così dire, la materia della promozione umana, ma da soli non valgono in nessun modo ad effettuarla.

Pertanto questa è la norma della attività umana: che  secondo il disegno di Dio e la sua volontà essa corrisponda al vero bene dell'umanità, e permetta all'uomo singolo o posto  entro la società di coltivare e di attuare la sua integrale vocazione. (Conc. Vat. II, Gaudium et spes, 35 b, c)