Ogni Stato nazionale ha la propria costituzione e le proprie leggi che devono essere rispettate da tutti i cittadini, compresi gli stranieri che si trovano momentaneamente sul territorio. Leggi scritte dagli uomini che spesso risentono profondamente delle tradizioni culturali e religiose del paese, tanto che alcune azioni considerate reato in un determinato paese possono essere permesse in un altro.

La legge è una forma di grande civiltà, un passo significativo compiuto dall’uomo verso il progresso. Con la legge ogni stato organizza e disciplina la propria vita, in modo tale che i cittadini godano dei medesimi diritti e siano sottoposti ai medesimi doveri. Grazie alla legge ogni uomo vive nella pace e nella giustizia e si sente tutelato di fronte alla società. Il rispetto della legge è un dovere per tutti ed è per questo che nei nostri tribunali campeggia la scritta: “la legge è uguale per tutti”.

I popoli primitivi avevano usi e consuetudini che erano condivisi da tutti e che avevano lo stesso valore di una legge scritta.

Col passare del tempo, grazie alla scoperta della scrittura, consuetudini e accordi fondati sulla parola furono messi per iscritto in modo tale che chiunque avesse la necessità di rivendicare i propri diritti potesse fare riferimento a quei testi.

Uno dei primi codici scritti è attribuito al re babilonese Hammurabi, vissuto dal 1728 al 1686 a. C. Il suo codice di leggi è stato ritrovato presso Susa nel 1902 inciso su una colonna di marmo alta 4 metri ed esposta oggi al museo del Louvre di Parigi. Questo codice, che gli antichi credevano provenisse dal cielo, è composto di circa 200 articoli che disciplinano le più svariate situazioni della vita: la proprietà, i contratti, i raccolti, la vita familiare, le testimonianze, le ricevute dei pagamenti, le norme per i medici, le pene. Riguardo ai medici, per esempio, venivano indicate le norme che essi dovevano osservare durante le operazioni chirurgiche e sanzionavano il taglio della mano nel caso in cui il medico avesse procurato la morte del paziente. Se questi però era uno schiavo, il medico doveva procurare un altro schiavo al padrone…

Il codice di Hammurabi era quindi un utile mezzo per rendere chiaro cosa si potesse o non si potesse fare. Il famoso detto: “occhio per occhio, dente per dente”, che la Bibbia definisce legge del taglione, è una norma di questo codice, giusta per quei tempi perché sanciva la proporzionalità del danno e della pena.

Accanto al codice di Hammurabi sono fioriti con il passare degli anni altri codici.

Ricordiamo, come esempio, il diritto romano, sviluppatosi in tutto l’Impero e divenuto la base di tante legislazioni successive. Ancor oggi esso è oggetto di studio nelle facoltà di giurisprudenza di tutto il mondo. I romani attribuivano un grande valore alla loro legge, numerosi erano gli studiosi del diritto e le norme romane disciplinavano la vita quotidiana dei cittadini di Roma e di coloro che ad essi erano assoggettati.

 

8. Se qualcuno ruba un bue o una pecora o un asino o un maiale o un battello, se la cosa appartiene a Dio (cioè al tempio) o alla corte (del re), dovrà dare trenta volte tanto; se appartiene ad un “uomo inferiore” dovrà dare dieci volte tanto; se il ladro non ha nulla da dare, dovrà essere ucciso.

196. Se qualcuno cava un occhio di un altro, gli dovrà cavare un occhio.

197. Se egli rompe un osso ad un altro, gli dovrà rompere l’osso.

198. Se cava un occhio di un “uomo inferiore” o rompe l’osso di un “uomo inferiore” dovrà pagare una mina (unità di misura).

199. Se egli cava l’occhio di uno schiavo altrui o rompe l’osso di uno schiavo altrui, dovrà pagare (al padrone) la metà del prezzo (dello schiavo). (Dal Codice di Hammurabi)

Legge_antica_01Anche il popolo di Israele, come tutti i popoli della terra, ha la sua Legge: la Torah, che, secondo la fede ebraica, Israele ha ricevuto da Dio stesso per mezzo di Mosè, presso il Sinai, sette settimane dopo la liberazione dall’Egitto. Essa è contenuta nei primi cinque libri della Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio, chiamati Pentateuco che, nella lingua greca, significa “i cinque astucci”, per indicare i contenitori di cuoio che contenevano i cinque rotoli di pergamena e di papiro che venivano a loro volta custoditi nel tabernacolo della sinagoga.

Il Libro della Genesi descrive la creazione dell’universo e dell’uomo e le origini del popolo ebraico. In questo libro spicca l’alleanza stretta fra Dio e il capostipite Abramo, dal quale discendono i patriarchi, le 12 tribù d’Israele e il popolo stesso. Gli ultimi capitoli di questo libro raccontano le vicende di Giuseppe e l’entrata degli Ebrei in Egitto.

Il Libro dell’Esodo racconta la storia della liberazione degli Ebrei dalla schiavitù egiziana. Protagonista del libro è Mosè che, divenuto strumento nelle mani di Dio, conduce il popolo verso la libertà e nella conclusione dell’alleanza presso il Sinai. A Mosé Dio rivela il proprio nome e la  propria volontà ed è attraverso lui che dona al popolo le regole e le norme che lo devono guidare per rispettare il patto del Sinai. A lui Dio dona i comandamenti e il codice dell’alleanza. Per mezzo di lui Israele diventa il popolo eletto di Dio in mezzo al quale Dio pone la sua presenza attraverso l’Arca dell’alleanza custodita nel santuario portatile. E’ attraverso Mosè che Dio perdona il popolo da tutte le situazioni di peccato e di infedeltà all’alleanza.

Tutti gli Ebrei di ieri e di oggi guardano a Mosè come maestro e guida.

Il libro del Levitico, che prende il nome dalla tribù sacerdotale di Levi, riporta le norme che riguardano i sacerdoti, il tempio e il culto in genere.

Il libro dei Numeri, così chiamato perché inizia con l’elenco delle famiglie che componevano le dodici tribù d’Israele, riporta anch’esso leggi e norme cultuali, riassume i principali avvenimenti accaduti al popolo di Israele nel suo peregrinare nel deserto e accenna alla prima esplorazione ebraica della Terra Promessa.

Il libro del Deuteronomio, infine, riporta tre discorsi di Mosè. Il primo discorso, pronunciato mentre il popolo si appresta ad entrare nella Terra promessa, ricorda che prima condizione per meritare la Terra è il rispetto della Legge. Il secondo ripropone i dieci comandamenti. Il terzo presenta una rilettura della Legge già enunciata negli altri libri del Pentateuco. Il libro si conclude con la narrazione della morte del Patriarca.

Conoscere la Torah è il primo dovere di ogni ebreo ed è importante quanto la preghiera. Uno dei maestri più conosciuti in Israele, Maimonide, così suggeriva ai suoi correligionari: “Ogni Israelita ha l’obbligo di studiare la Torah, indipendentemente dalla sua condizione sociale, dal suo stato di salute, dalla sua età. Durante la giornata esso deve dedicare un certo tempo allo studio della Legge sia di giorno che di notte”.

Benché gli Ebrei considerino la Torah come un grande albero della vita che congiunge il Cielo con la terra, le norme che essa riporta non sono facilmente comprensibili e richiedono una spiegazione orale per poter essere osservate degnamente. Nascono così l’interpretazione e la spiegazione orale della Torah.

Altri testi importanti presso gli Ebrei sono il Talmud e la Mishnah.

 

Questi sono i comandi, le leggi e le norme che il Signore vostro Dio ha ordinato di insegnarvi, perché li mettiate in pratica nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso;_2 perché tu tema il Signore tuo Dio osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio di tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e così sia lunga la tua vita._

Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica; perché tu sia felice e cresciate molto di numero nel paese dove scorre il latte e il miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto._

Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo._

Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze._

Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore;_7 li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai.

Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi 9 e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte. (Dt 6,1-9)

Per mezzo di Mosè Dio stringe con il popolo ebraico la grande alleanza del Sinai.

3Mosè salì verso Dio e il Signore lo chiamò dal monte, dicendo: «Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti: 4Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me. 5Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! 6Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa. Queste parole dirai agli Israeliti». (Es 19,3-6)

Il popolo di Israele ha da poco vissuto il grande prodigio della liberazione passando illeso e all’asciutto le acque del Mare dei Giunchi. Guidato da Mosè si è accampato presso il Sinai, la grande montagna sulla quale, qualche anno prima, Dio aveva chiamato Mosè e, dopo avergli rivelato il suo Nome, lo aveva inviato in Egitto per divenire il suo strumento di salvezza per il popolo.

Ora Israele conosce gli eventi salvifici compiuti da Dio in suo favore ed è preparato per accogliere la proposta di Dio. Se il popolo acconsentirà, Israele sarà il popolo eletto di Dio, il popolo di sua conquista, la “pupilla del suo occhio”. Tanto forte sarà il legame che Dio stringe con il suo popolo che tutto il popolo diverrà un popolo sacerdotale, una nazione santa, una nazione che apparterà in tutto e per tutto a Dio stesso. Lui stesso ne sarà il capo e interverrà sempre a suo favore. Davanti a questa straordinaria proposta il popolo acconsente e si dichiara disponibile ad accogliere le Leggi di Dio.

Il sangue degli animali attraverso il quale si compie il rito dell’alleanza ha un significato simbolico. Nella cultura ebraica dell’Antico Testamento il sangue rappresenta la vita e tutto ciò che è in relazione ad essa. E’ per questo che gli Ebrei non possono cibarsi di carni di un animale a cui non sia stato tolto completamente il sangue, perché questo è proprietà di Dio e rappresenta la parte che nei sacrifici viene bruciata sull’altare.

E’ per questo che, al tempo di Mosè, le porte degli Ebrei vengono asperse di sangue per preservarli dalla morte nella notte in cui passa l’angelo sterminatore.

Stringendo il patto col sangue degli animali di cui una parte è stato versato sull’altare e una parte aspersa sul popolo e sulle dodici stele, si vuole sottolineare che i contraenti sono legati da un legame inscindibile.

Quel sangue di animali è figura del sangue di Cristo che dona la sua vita per la salvezza di tutti gli uomini nella nuova ed eterna alleanza.

Con l’alleanza del Sinai Dio manifesta la sua potestà sul popolo di Israele, un popolo che ha una vocazione diversa dagli altri popoli della terra a lui contemporanei. Il popolo, la cui vita e origine gli derivano dall’amore di Dio stesso, ha un compito importante da assolvere: essere il segno dell’esistenza del vero e unico Dio in mezzo agli altri popoli e nel contempo divenire la culla nella quale nascerà il Messia, l’inviato di Dio, Gesù Cristo, Figlio di Dio Padre.

Grazie all’elezione, il popolo d’Israele ha il privilegio di conoscere il vero Dio, l’autore di ogni vita, il creatore dell’universo, colui che ha misericordia per la sua creatura e che la vuole salva accanto a sé. Conoscendo la Verità, Israele non può cedere all’idolatria nella quale sono caduti gli altri popoli che si sono inchinati di fronte alle divinità che nella Divina Commedia Virgilio definisce “false e bugiarde”. Israele liberato dalla schiavitù di credere negli astri o nelle forze della natura, riconosce il vero Dio e si asterrà dal rappresentarlo con ogni immagine o figura umana od oggetti della natura. Già nel decalogo, la signoria di Dio è affermata in modo deciso nell’espressione Sono io Jahvè tuo Dio (Es 20,2.5) e spetta ad Israele riconoscerla e farla conoscere.

Durante la grande assemblea presso il Sinai il popolo di Israele conclude con Dio il patto di alleanza e come segno di questo patto Dio offre al Suo popolo la Legge e il codice dell’alleanza. La scena è grandiosa. Mentre Mosè si trova alla sommità del Monte Sinai e parla con Dio, il popolo assiste alle pendici del monte alla grande rivelazione di Dio che si manifesta con fuoco, lampi, tuoni e suoni di tromba.

Mosè, come riporta il libro dell’Esodo (19,7-20,20), dopo aver ricevuto i comandamenti, riceve il codice dell’Alleanza (Es 20,22-23,33).

Le norme contenute in questo codice, espresse in modo non sempre unitario, risentono moltissimo delle legislazioni degli assiri-babilonesi e degli hittiti. Il codice si apre con la proibizione di costruire immagini di idoli:

23Non fate dei d'argento e dei d'oro accanto a me: non fatene per voi! (Es. 20,3),

seguono le norme che riguardano la costruzione degli altari e dei luoghi di preghiera i cui luoghi sarà lo stesso Dio a sceglierli:

22Il Signore disse a Mosè: «Dirai agli Israeliti: Avete visto che vi ho parlato dal cielo! 24Farai per me un altare di terra e, sopra, offrirai i tuoi olocausti e i tuoi sacrifici di comunione, le tue pecore e i tuoi buoi; in ogni luogo dove io vorrò ricordare il mio nome, verrò a te e ti benedirò. 25Se tu mi fai un altare di pietra, non lo costruirai con pietra tagliata, perché alzando la tua lama su di essa, tu la renderesti profana. 26Non salirai sul mio altare per mezzo di gradini, perché là non si scopra la tua nudità. (Es 20,22-26)

Infine riporta un lungo elenco di leggi che riguardano in modo particolare il diritto penale e criminale.

1Queste sono le norme che tu esporrai loro. 2Quando tu avrai acquistato uno schiavo ebreo, egli ti servirà per sei anni e nel settimo potrà andarsene libero, senza riscatto. 3Se è entrato solo, uscirà solo; se era coniugato, sua moglie se ne andrà con lui. 4Se il suo padrone gli ha dato moglie e questa gli ha partorito figli o figlie, la donna e i suoi figli saranno proprietà del padrone ed egli se ne andrà solo. 5Ma se lo schiavo dice: Io sono affezionato al mio padrone, a mia moglie, ai miei figli; non voglio andarmene in libertà, 6allora il suo padrone lo condurrà davanti a Dio, lo farà accostare al battente o allo stipite della porta e gli forerà l'orecchio con la lesina; quegli sarà suo schiavo per sempre.

7Quando un uomo venderà la figlia come schiava, essa non se ne andrà come se ne vanno gli schiavi. 8Se essa non piace al padrone, che così non se la prende come concubina, la farà riscattare. Comunque egli non può venderla a gente straniera, agendo con frode verso di lei. 9Se egli la vuol dare come concubina al proprio figlio, si comporterà nei suoi riguardi secondo il diritto delle figlie.10Se egli ne prende un'altra per sé, non diminuirà alla prima il nutrimento, il vestiario, la coabitazione. 11Se egli non fornisce a lei queste cose, essa potrà andarsene, senza che sia pagato il prezzo del riscatto.

12Colui che colpisce un uomo causandone la morte, sarà messo a morte. 13Però per colui che non ha teso insidia, ma che Dio gli ha fatto incontrare, io ti fisserò un luogo dove potrà rifugiarsi. 14Ma, quando un uomo attenta al suo prossimo per ucciderlo con inganno, allora lo strapperai anche dal mio altare, perché sia messo a morte.

15Colui che percuote suo padre o sua madre sarà messo a morte.

16Colui che rapisce un uomo e lo vende, se lo si trova ancora in mano a lui, sarà messo a morte.

17Colui che maledice suo padre o sua madre sarà messo a morte.

18Quando alcuni uomini rissano e uno colpisce il suo prossimo con una pietra o con il pugno e questi non è morto, ma debba mettersi a letto, 19se poi si alza ed esce con il bastone, chi lo ha colpito sarà ritenuto innocente, ma dovrà pagare il riposo forzato e procurargli le cure.

20Quando un uomo colpisce con il bastone il suo schiavo o la sua schiava e gli muore sotto le sue mani, si deve fare vendetta. 21Ma se sopravvive un giorno o due, non sarà vendicato, perché è acquisto del suo denaro.(Es 21, 1ss)

Si conclude con l’indicazione dei confini della Terra Promessa e con l’assicurazione di aiuto da parte di Dio contro i nemici di Israele insieme al caldo invito a non mescolarsi con essi per non cadere nell’idolatria.

31Stabilirò il tuo confine dal Mare Rosso fino al mare dei Filistei e dal deserto fino al fiume, perché ti consegnerò in mano gli abitanti del paese e li scaccerò dalla tua presenza. 32Ma tu non farai alleanza con loro e con i loro dei; 33essi non abiteranno più nel tuo paese, altrimenti ti farebbero peccare contro di me, perché tu serviresti i loro dei e ciò diventerebbe una trappola per te» (Es 23,31-33).

Prima di ricevere questo codice, Mosè aveva ricevuto dal Signore i Dieci comandamenti:

Dio allora pronunciò tutte queste parole:

7Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il  Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano. 8Ricordati del giorno di sabato per santificarlo:

9sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; 10ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. 11Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro.

12Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà  il Signore, tuo Dio.

13Non uccidere.

14Non commettere adulterio.

15Non rubare.

16Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.

17Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo”. (Es 19,1-17)

I Dieci comandamenti riguardano la vita morale in tutti i suoi aspetti: i primi tre stabiliscono le regole nel rapporto tra l’uomo e Dio, gli altri sette le regole nei rapporti tra gli uomini. Essi stabiliscono ciò che è essenziale nel comportamento dell’uomo, la base del suo agire morale e verranno in seguito perfezionati e portati a compimento da Gesù con il comandamento dell’amore.

I dieci comandamenti sono il fondamento della vita degli uomini nel loro rapporto con Dio e fra di loro e sono un aiuto concreto per evitare tutto ciò che li separa dall’amore verso Dio e verso i fratelli. Il decalogo può essere anche inteso come un’illuminazione che Dio offre alla coscienza di ogni uomo per assicurargli una buona percorrenza sulle vie di Dio e una sicura difesa contro il male.

L’autorità del decalogo deriva direttamente dalla volontà di Dio e non dell’uomo; Egli è il vero ed unico legislatore e questi comandamenti, come riporta il libro dell’Esodo sono stati scritti addirittura dal suo dito, espressione simbolica per indicare la provenienza della Legge:

Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio. (Es 31,18 )

Il Decalogo è quindi autentica Parola di Dio. Tanto importanti sono questi comandamenti che vengono ripresi e riportati dall’ultimo libro del Pentateuco, il Deuteronomio:

1Mosè convocò tutto Israele e disse loro: «Ascolta, Israele, le leggi e le norme che oggi io proclamo dinanzi a voi: imparatele e custoditele e mettetele in pratica. 2Il Signore nostro Dio ha stabilito con noi un'alleanza sull'Oreb. 3Il Signore non ha stabilito questa alleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo qui oggi tutti in vita. 4Il Signore vi ha parlato faccia a faccia sul monte dal fuoco,5mentre io stavo tra il Signore e voi, per riferirvi la parola del Signore, perché voi avevate paura di quel fuoco e non eravate saliti sul monte. Egli disse:

6Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile. 7Non avere altri dei di fronte a me. 8Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. 9Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non le servirai. Perché io il Signore tuo Dio sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione per quanti mi odiano, 10ma usa misericordia fino a mille generazioni verso coloro che mi amano e osservano i miei comandamenti.

11Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio perché il Signore non ritiene innocente chi pronuncia il suo nome invano.

12Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato. 13Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro, 14ma il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio: non fare lavoro alcuno né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né alcuna delle tue bestie, né il forestiero, che sta entro le tue porte, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te. 15Ricordati che sei stato schiavo nel paese d'Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato.

16Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sii felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà.

17Non uccidere.

18Non commettere adulterio.

19Non rubare.

20Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.

21Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo.

22Queste parole pronunciò il Signore, parlando a tutta la vostra assemblea, sul monte, dal fuoco, dalla nube e dall'oscurità, con voce poderosa, e non aggiunse altro. Le scrisse su due tavole di pietra e me le diede.(Dt 5,1-5;6.22)

Molti sono poi i libri dell’Antico Testamento che si rifanno ai Dieci comandamenti, in modo particolare essi vengono ripresi dai profeti Osea, Geremia ed Ezechiele e, nel Nuovo Testamento, Gesù più volte li cita espressamente e ne rivela il significato pieno.

Benché i comandamenti siano stati proposti nell’Antico Testamento al popolo di Israele, la Chiesa, fedele alla Parola di Gesù, ha rivolto verso essi un’attenzione particolare. Già i Padri della Chiesa, e fra questi Agostino, consigliarono di utilizzarli nella catechesi per i neofiti e, col passare del tempo, si cercò di formularli in maniera semplice per aiutare la loro memorizzazione. Lo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica attuale, sull’esempio di tanti altri catechismi che lo hanno preceduto nei secoli, espone in modo dettagliato la trattazione dei Dieci comandamenti.

Fatta salva la non modificabilità del loro contenuto fondamentale la divisione e la numerazione dei Dieci comandamenti ha subito variazioni con il passare del tempo. La Chiesa cattolica segue la divisione proposta da Sant’Agostino, così come la chiesa luterana. In Oriente, le Chiese ortodosse seguono invece una divisione un po’ diversa.

Il Concilio di Trento sottolinea che il Decalogo è obbligatorio anche per i cristiani che devono osservarlo e il Concilio Vaticano II nella Costituzione dogmatica Lumen Gentium afferma quanto segue:

“I vescovi, quali successori degli Apostoli, ricevono dal Signore... la missione di insegnare a tutte le genti e di predicare il Vangelo ad ogni creatura, affinché tutti gli uomini, per mezzo della fede, del Battesimo e dell'osservanza dei comandamenti, ottengano la salvezza" (24).

Nonostante il popolo di Israele abbia avuto il privilegio di divenire il popolo eletto di Dio, spesso gli Israeliti hanno tradito l’Alleanza del Sinai.

Nella storia di Israele si alternano momenti di grande fervore religioso e momenti di manifesta infedeltà.

Già nel deserto il popolo ha fatto l’esperienza negativa del peccato inginocchiandosi davanti ad un vitello d’oro e più volte, entrato nella Terra Promessa ha preferito gli dèi dei popoli pagani salendo sulle alture per offrire loro preghiere e sacrifici.

La Bibbia riporta molti di questi episodi, insieme agli interventi divini tesi a richiamare il popolo alla fedeltà all’alleanza. L’opera dei profeti è soprattutto consistita nel richiamare il popolo ai doveri e agli impegni presi davanti a Dio.

Osea descrive il rapporto di Dio verso il popolo infedele come il rapporto che intercorre fra un marito che viene tradito nell’amore dalla moglie, o come un padre amoroso che viene rifiutato dal figlio. 1

Geremia ed Ezechiele annunciano una nuova alleanza e il definitivo intervento di Dio che cambierà il cuore dell’uomo indurito dal peccato, trasformandolo in un cuore di carne capace di amare e di riconoscere la grandezza, la potenza e l’amore di Dio. 2

 

1

1 Quando Israele era giovinetto, io l'ho amato e dall'Egitto ho chiamato mio figlio. Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me; immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciavano incensi. 3 Ad Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. 4 Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d'amore; ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia; mi chinavo su di lui per dargli da mangiare. (Os 11, 1-4)

2

3«Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò una alleanza nuova. 32 Non come l'alleanza che ho conclusa con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto, una alleanza che essi hanno violato, benché io fossi loro Signore. Parola del Signore. 33Questa sarà l'alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo. 34Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri, dicendo: Riconoscete il Signore, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice il Signore; poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato». (Ger 31, 31-34)

2Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo, che gli Israeliti avevano disonorato fra le genti presso le quali sono andati. 22Annunzia alla casa d'Israele: Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, gente d'Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete disonorato fra le genti presso le quali siete andati.2Santificherò il mio nome grande, disonorato fra le genti, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le genti sapranno che io sono il Signore - parola del Signore Dio - quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi. 24Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. 25Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; 26vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. 27Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi. 28Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio. 29Vi libererò da tutte le vostre impurità: chiamerò il grano e lo moltiplicherò e non vi manderò più la carestia. 30Moltiplicherò i frutti degli alberi e il prodotto dei campi, perché non soffriate più la vergogna della fame fra le genti. 31Vi ricorderete della vostra cattiva condotta e delle vostre azioni che non erano buone e proverete disgusto di voi stessi per le vostre iniquità e le vostre nefandezze. 32Non per riguardo a voi, io agisco - dice il Signore Dio - sappiatelo bene. Vergognatevi e arrossite della vostra condotta, o Israeliti». 33Così dice il Signore Dio: «Quando vi avrò purificati da tutte le vostre iniquità, vi farò riabitare le vostre città e le vostre rovine saranno ricostruite. 34Quella terra desolata, che agli occhi di ogni viandante appariva un deserto, sarà ricoltivata 35e si dirà: La terra, che era desolata, è diventata ora come il giardino dell'Eden, le città rovinate, desolate e sconvolte, ora sono fortificate e abitate. 36I popoli che saranno rimasti attorno a voi sapranno che io, il Signore, ho ricostruito ciò che era distrutto e ricoltivato la terra che era un deserto. Io, il Signore, l'ho detto e lo farò». (Ez 36, 21-36)