Nella recita del Credo, il cristiano afferma che la Chiesa è unasantacattolica e apostolica.

L’unità della Chiesa è, dunque, un dogma di fede che però, a causa 
delle divisioni intervenute nel corso dei secoli passati, è oggi un obiettivo da perseguire. Il XX secolo ha visto la nascita del cosiddetto Movimento ecumenico, che rappresenta un serio tentativo di scoprire ciò che unisce le varie confessioni cristiane per superare i motivi della divisione.

La parola ecumenico deriva dal greco oikumene, che significa la terra abitata, e individua il desiderio dei fautori dell’ecumenismo di creare una comunione vera e stabile fra i cristiani di tutto il mondo.

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Diverse iniziative hanno portato all’affermarsi e allo sviluppo del Movimento ecumenico nel corso degli anni.
Ricordiamo le principali:
 - Lettera enciclica alle chiese ortodosse del 1902 con la quale il patriarca di Costantinopoli Gioacchino III raccomanda di aprirsi al dialogo con gli altri cristiani
 - Le conversazioni di Malines tra cattolici, anglicani e protestanti organizzate dal cardinal Mercier tra il 1921 e il 1926
 - La Conferenza missionaria del 1910
 - I movimenti protestanti per l'unità del 1925 e 1927
 - Il Consiglio ecumenico delle Chiese (1948): composto oggi dai rappresentanti di oltre trecento chiese cristiane, promuove il dialogo tra le chiese che credono nella Trinità e nell’Incarnazione e riconoscono nel Signore Gesù Cristo Dio salvatore.

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Il Concilio Vaticano II ha affrontato il tema dell’ecumenismo nel documento Unitatis redintegratio, nel quale, per indicare il rapporto fra le confessioni cristiane, alla parola divisione preferisce l’espressione comunione imperfetta.

Dopo aver ribadito che la Chiesa cattolica è la Chiesa fondata da Cristo e che solo per suo mezzo si può ottenere pienamente la salvezza, il Concilio invita i credenti a scoprire e ad approfondire ciò che unisce i cristiani: il Battesimo, che rende tutti figli di Dio in Gesù Cristo; la fede nei dogmi fondamentali, i sacramenti, l’amore per Maria, la tradizione spirituale, liturgica e giuridica con le Chiese ortodosse; l’amore per la Sacra Scrittura e la vita cristiana, con i figli della Riforma protestante.

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Oggi numerose occasioni sviluppano e arricchiscono il dialogo ecumenico: incontri a tutti i livelli fra i rappresentanti delle varie confessioni; la sempre migliore conoscenza delle ragioni storiche delle divisioni; l’azione pastorale dei Sommi Pontefici; la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio di ogni anno); il diffondersi di traduzioni della Bibbia comuni alle diverse confessioni; esperienze di vita monastica comuni.

Anche se talora rallentato da iniziative quali, ad esempio, l’estensione del sacerdozio ministeriale alle donne deciso dalla Chiesa anglicana nel 1994, il cammino dell’ecumenismo non si può arrestare e la ritrovata unità di tutti i cristiani rappresenta una speranza e un traguardo da raggiungere.

Il 12 febbraio 2016 il Santo Padre Francesco ha incontrato a L'Avana, Cuba, S.S. Kirili, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia. Questa è la Dichiarazione comune firmata al termine dell'incontro.

Per appartenenti a confessioni diverse è possibile pregare insieme, elaborare formulari comuni per la preghiera e ritrovarsi insieme nei vari luoghi di culto.

Per quanto riguarda i Sacramenti la situazione è più complessa.

La Chiesa cattolica ritiene validi il Battesimo delle Chiese ortodosse e di quelle protestanti e la Confermazione conferita nelle Chiese ortodosse. Un sacerdote cattolico può amministrare l’Eucarestia, la Riconciliazione e l’Unzione dei malati a fedeli di altre confessioni, a condizione che questi si trovino nelle condizioni richieste, cioè credano a quanto la Chiesa cattolica propone circa i Sacramenti, chiedano il sacramento liberamente e non abbiano a disposizione un ministro della loro chiesa. Il fedele cattolico può ricevere questi tre sacramenti da un sacerdote ortodosso. Il prete cattolico non può, invece, celebrare l’Eucarestia insieme ai ministri delle altre confessioni, perché essa è il culmine della vita della Chiesa e la sua celebrazione comune è rimandata al raggiungimento della completa unità.

I matrimoni cosiddetti “misti” sono permessi, su autorizzazione del vescovo, sia svolti secondo il rito cattolico sia con il rito dell’altra confessione religiosa.

Il movimento ecumenico non riguarda i cosiddetti movimenti religiosi alternativi. Con i Testimoni di Geova, gli Hare Krishna, i Mormoni, i seguaci della Soka Gakkai, di Sai Baba e con le migliaia di altri piccoli gruppi che continuano a nascere in tutto il mondo il dialogo è, in pratica, impossibile. La certezza di conoscere essi soli la verità e lo stravolgimento di ogni rivelazione divina da essi operato, uniti spesso al disprezzo per le fedi religiose diverse, impediscono di trovare elementi di fede comuni su cui costruire un rapporto sincero e proficuo.
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Il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso si adopera nel promuovere il dialogo tra la Chiesa cattolica e le religioni non cristiane. Il Concilio Vaticano II ha trattato questo tema nella dichiarazione Nostra Aetate.


ec08In India sono presenti anche i Cristiani. Secondo l'antica tradizione, il primo grande missionario di quella terra sarebbe stato l'apostolo S.Tommaso, del quale si venera il presunto sepolcro nei pressi della città di Madras.

Col passare degli anni, molti altri missionari hanno percorso le strade dell'India, portando il Vangelo di Gesù a quelle popolazioni,  e costruito ospedali, scuole e chiese.

Anche l'Induismo è uscito dal suo territorio e si è diffuso nelle nazioni occidentali. Tutto ciò ha favorito il sorgere di un dialogo sempre più profondo fra la fede cristiana e la religione induista.

Il Concilio Vaticano II nella Dichiarazione Nostra aetate ha espressamente menzionato questa religione riconoscendo in essa alcuni valori molto importanti, primi fra tutti il sincero sforzo che l'indù compie per avvicinarsi a Dio attraverso una vita ascetica e la meditazione profonda, per liberare l'umanità dalle preoccupazioni e dalle angosce.

ec09Anche nei riguardi del Buddhismo la Chiesa nutre grande rispetto, soprattutto per il sincero tentativo da essa dimostrato per liberare l'uomo dagli affanni della vita presente, e ne apprezza i sentimenti di non violenza e di tolleranza tesi ad instaurare buoni rapporti fra i vari popoli della terra.

Bisogna però rilevare che, pur non mancando elementi di somiglianza fra fede cristiana e fede buddhista, il Cristianesimo si fonda sulla rivelazione di Dio, mentre il Buddhismo nasce dal pensiero umano.

ec10Nel passato ci sono state forti tensioni fra il mondo islamico e il mondo cristiano. Oggi, i Cristiani, obbedienti all’invito dei padri conciliari cercano di stabilire un dialogo fra le due comunità; il Papa stesso incontra sovente e volentieri i rappresentanti di questa religione.

Nella dichiarazione Nostra aetate la Chiesa cattolica guarda con stima i Musulmani che adorano l'Unico Dio considerandolo creatore dell'Universo e degli uomini.

Nonostante essi non riconoscano in Gesù il figlio di Dio, lo venerano insieme alla madre Maria. I Vescovi chiedono, infine, ai fedeli Cristiani e ai fedeli Musulmani di superare le ostilità e le diffidenze del passato e di impegnarsi nella promozione della giustizia sociale, per la pace e la libertà di tutti i popoli.

La Chiesa cattolica riconosce il comune patrimonio di fede esistente fra le due religioni.

Anche i Cristiani riconoscono il patriarca Abramo come loro padre nella fede e affermano che gli inizi della loro religione sono da ricercarsi  presso i Patriarchi e i Profeti. Dal popolo ebraico provengono gli apostoli e quanti all'inizio hanno predicato la resurrezione di Gesù. Cristo, così come professa l'apostolo Paolo, ha poi riconciliato nel sangue della sua croce il popolo d'Israele con i Gentili (gli antichi pagani) facendo di essi un unico popolo che è la Chiesa.

I Vescovi del Concilio Vaticano II raccomandano vivamente il dialogo fra i seguaci delle due religioni invitandoli  alla collaborazione.

La dichiarazione Nostra aetate condanna chi fomenta l'odio di razza e l'antisemitismo e puntualizza che la morte di Gesù è stata causata dai peccati di tutti gli uomini e non dagli Ebrei. La responsabilità di questo atto non può essere imputata a tutti gli Ebrei viventi al tempo del Signore e a quelli viventi oggi.
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