La società antica è fondata sulla schiavitù. Gli scrittori cristiani non si ribellano ad essa ma i cristiani, con la loro testimonianza di carità fraterna, riescono a cambiare internamente la società rendendola più umana e più giusta.

Nel Medioevo grandi autori come S. Tommaso d'Aquino, S. Bernardino, Francesco Suarez e altri, gettano le basi di una vera dottrina sociale. Nelle loro opere trattano, fra i vari argomenti di teologia, anche dell'economia e della ricchezza, del reperimento del denaro e del suo corretto uso.

Il 1700 e il 1880 sono i secoli della Rivoluzione industriale. Nascono nuovi problemi sociali e molto si dibatte su diritti e doveri di proprietari, imprenditori, lavoratori, e sul corretto uso della ricchezza che deriva dalla proprietà e dal lavoro. La Chiesa si schiera a difesa dei poveri. Nel 1745, ad esempio, Papa Benedetto XIV condanna l’usura e propone, in alternativa, il giusto interesse per i prestiti concessi.

Sul finire del 1800 lo sviluppo del capitalismo crea divisioni fra chi detiene il capitale, ed è sempre più ricco, e la gente povera, sfruttata e lontana dalla politica e dagli utili dell'economia, che vive solo del proprio lavoro. Per superare le divisioni e le ingiustizie sociali cominciano i primi moti di protesta: nascono i partiti operai, le camere del lavoro, i sindacati e, nel mondo agricolo, i movimenti cristiano-sociali e le società di assistenza.

II lavoro è un bene dell'uomo. Se questo bene comporta il segno di un bonum arduum, secondo la terminologia di S. Tommaso, ciò non toglie che, come tale, esso sia un bene dell'uomo. Ed è non solo un bene utile o da fruire, ma un bene degno, cioè corrispondente alla dignità dell'uomo, un bene che esprime questa dignità e la accresce. Volendo meglio precisare il significato etico del lavoro, si deve avere davanti agli occhi prima di tutto questa verità. II lavoro è un bene dell'uomo - è un bene della sua umanità -, perché mediante il lavoro L’uomo non solo trasforma la natura adattandola alle proprie necessità, ma anche realizza se stesso come uomo ed anzi, in un certo senso, diventa più uomo. (Giovanni Paolo II, Laborem exercens)