01 1em

Da sempre gli studiosi di storia discutono sulle cause del tramonto del Medioevo.
 
I tanti avvenimenti che si verificano tra il XIV e il XV secolo, infatti, rompono il perfetto equilibrio sul quale si reggeva la società medioevale e inaugurano una nuova età nella storia dell’umanità.
 
I viaggi commerciali dei mercanti genovesi e veneziani avvicinano l’Occidente all'Oriente e favoriscono l’incontro fra popoli di cultura e sensibilità diverse. La fioritura dei commerci provoca un generale arricchimento della società.
 
Le grandi scoperte geografiche del XV e XVI sec., poi, allargano ulteriormente l'orizzonte delle conoscenze dell'uomo e le possibilità di contatti fra l’Europa e nuove civiltà.
Altro elemento di grande sconvolgimento è rappresentato dalle scoperte della tecnica e della scienza: la polvere da sparo, portata in Europa dalla Cina nella metà del XIV sec., trasforma radicalmente il modo di combattere; la bussola rende possibili i grandi viaggi per mare; la stampa, introdotta intorno alla metà del XV sec., permette la diffusione dei libri tra un numero sempre maggiore di persone; la teoria del fisico polacco Nicola Copernico, che pone il sole al centro dell’universo, provoca una vera rivoluzione non solo a livello scientifico, ma anche a livello filosofico. In campo culturale, infine, vengono riscoperte le opere dei grandi autori dell'antichità classica greca e latina.
La mentalità unitaria in campo religioso e sociale del Medioevo viene meno e si forma un nuovo modo di sentire, chiamato Umanesimo, profondamente diverso da quello che aveva plasmato la società nei secoli precedenti. La ragione dell'uomo tende a sottrarsi al dominio della fede in Dio: alla teologia, la scienza di Dio, si sostituisce la scienza dell'uomo. L'uomo si considera sempre più forte e afferma la propria autonomia anche nel campo della fede e della morale.
 
La Chiesa, dal canto suo, si trova ad affrontare un momento della propria storia particolarmente difficile. I sovrani europei accettano sempre meno l’influenza del papato e si giunge allo scontro tra Papa Bonifacio VIII (1254-1303) e Filippo IV il Bello (1285-1314): scontro che, insieme alla dichiarazione dei principi elettori tedeschi del 1338, determina la fine della superiorità morale del papa sull'imperatore.
 
Anche dal punto di vista religioso la situazione presenta aspetti negativi: un culto esagerato dei santi e delle reliquie; una eccessiva propensione ai grandi pellegrinaggi; la superstizione e la ricerca di fatti misteriosi e miracolosi; una gerarchia non sempre fedele agli ideali del Vangelo; l'influenza delle famiglie della grande nobiltà sulla nomina dei vescovi e dei papi.
 
Nel 1506, papa Giulio II decide la riedificazione della Basilica di San Pietro e invita i fedeli a contribuire finanziariamente a quest’opera in cambio della concessione dell’indulgenza.
 
La grossolana interpretazione di questo insegnamento della dottrina cattolica, presentato come una sorta di commercio spirituale e sintetizzato nella frase “quando la moneta suona nella cassa, l’anima salta fuori dal fuoco”, provoca la reazione del monaco tedesco Martin Lutero.
 
01 2em

02 3em

Lutero nasce il 10 Novembre 1483 da una famiglia di piccoli proprietari terrieri. Nel 1501 entra all’Università di Erfurt e inizia lo studio della filosofia e della teologia. I suoi maestri seguono la filosofia del pensatore Occam, chiamata nominalismo, che condiziona profondamente la formazione culturale e spirituale del giovane Lutero. Il 17 Luglio del 1505 prende l’abito dei frati agostiniani nel convento di Erfurt e due anni dopo viene ordinato sacerdote.
 
Continua lo studio della teologia nominalistica.
 
L’idea di Dio, della salvezza e della Chiesa che tale teologia prospetta è profondamente diversa dalla teologia di S. Tommaso d’Aquino e si può riassumere così: la volontà divina è tutto e tutto dipende da essa; Dio, assolutamente libero, concede arbitrariamente la Sua Grazia, e di conseguenza la salvezza, agli uomini da lui scelti.
 
Divenuto professore di scienze bibliche  all’Università di Wittenberg, Lutero approfondisce i propri studi di teologia.
 
Sempre più angosciato dal mistero della giustizia di Dio e alla ricerca di un Dio misericordioso, Lutero medita lungamente sulle pagine della Bibbia fino a quando le parole di S. Paolo nella lettera ai Romani (Rm 1,17) lo illuminano. Scopre così che Dio non è un giudice implacabile, ma che, con la sua misericordia, “giustifica”, cioè “rende giusto”, l’uomo peccatore. L’uomo, da parte sua, deve affidarsi totalmente alla clemenza di Dio, con una fede e una fiducia fondate sulla salvezza promessa da Dio in Gesù Cristo nella Sacra Scrittura.

Tutto il pensiero di Lutero si può ora riassumere in tre espressioni: sola gratiasola fidessola scriptura.

02 2emLe conseguenze sulla sua posizione rispetto alla Chiesa e alla sua dottrina sono dirompenti. Portando alle estreme conseguenze le proprie riflessioni, Lutero giunge a negare il concetto fondamentale di successione apostolica sul quale si regge tutta la Chiesa e della quale distrugge, così, le fondamenta stesse.

Secondo la dottrina della Chiesa cattolica, Gesù ha trasmesso agli Apostoli il potere di ammaestrare, battezzare, insegnare (Mt 28,16-20) e, inviandoli nel mondo a diffondere il Vangelo, ha dato loro il compito di guidare gli uomini alla salvezza. Gli Apostoli hanno poi trasmesso il medesimo potere ai propri successori, per cui gli attuali vescovi, con il papa in posizione preminente, sono realmente i successori degli Apostoli. La Chiesa cattolica è, quindi, nel corso dei secoli, la legittima erede della Chiesa primitiva ed è la stessa Chiesa fondata da Gesù Cristo.

Per Lutero, invece, la vera e unica Chiesa è stata quella di Gerusalemme e la Chiesa del suo tempo non incarna più l’ideale voluto da Gesù.

Per ottenere la grazia, cioè l'amore e la misericordia di Dio, non sono indispensabili, né necessarie, le opere della carità e tantomeno i sacramenti che invece, secondo la Chiesa cattolica, sono i mezzi istituiti da Gesù stesso perché l’uomo possa godere della Grazia di Dio e, di conseguenza, ottenere la salvezza.

La fede è solo una questione di fiducia in Dio e diventa autonoma dalle opere buone o cattive che il cristiano può compiere.

All'interpretazione della Scrittura da parte del Magistero cattolico, Lutero sostituisce il libero esame, principio secondo il quale ogni cristiano può accostarsi alla Bibbia e interpretarla liberamente.

Nonostante le profonde divergenze fra il pensiero di Lutero e la dottrina della Chiesa cattolica, si deve riconoscere che la sua traduzione in lingua tedesca della Sacra Scrittura ne ha favorito la diffusione anche presso la gente comune.

 

«Ero divorato da uno straordinario desiderio di comprendere la lettera di Paolo ai Romani. Fino allora ne ero stato impedito, non da un difetto di fervore, ma da una sola parola del primo capitolo: "È in esso (nel vangelo) che si rivela la giustizia di Dio" (Rm 1,17). Io odiavo quella parola “giustizia di Dio”, perché avevo imparato che cosa significava la giustizia... per mezzo della quale Dio è giusto in se stesso e punisce i peccatori, cioè quelli che non sono giusti. Ero cosciente di essere davanti a Dio, malgrado la mia vita religiosa ineccepibile, un peccatore con una coscienza estremamente inquieta e non potevo confidare di soddisfare Dio con le mie opere meritorie. Perciò non potevo amare quel Dio "giusto" che punisce peccati, l'avrei anzi odiato...   Finché, cercando giorno e notte, per la misericordia di Dio, fui attirato dal contesto di quella frase: "È in esso (nel vangelo) che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: il giusto vivrà mediante la fede". Allora cominciai a comprendere la giustizia di Dio come qualcosa in forza della quale il giusto vive come un beneficato da Dio. E capii che ciò significa che nel vangelo viene rivelata quella giustizia di Dio, mediante la quale la clemenza divina ci concede la giustificazione per mezzo della fede, come sta scritto: il giusto vivrà mediante la fede. Allora mi sentii rinato e come entrato in cielo attraverso porte spalancate. E da allora in poi tutta la S. Scrittura mi apparve sotto un altro aspetto».   (Martin Lutero, da Opera latina)

02 1emSecondo la dottrina della Chiesa cattolica, l'uomo che commette una colpa, un peccato, lieve o grave, può chiedere perdono a Dio confessando il male commesso ad un sacerdote.

Nel sacramento della Riconciliazione, come vedremo, il sacerdote rimette al penitente la colpa commessa e gli impone una penitenza, cioè una pena da pagare nel tempo.

Dato, però, che tale penitenza può non essere sufficiente a riparare il male commesso e, quindi, ad esaurire la pena temporale, la Chiesa offre ai cristiani l'indulgenza.

L'indulgenza è la remissione della pena temporale, dovuta per i peccati, che la Chiesa concede in determinate occasioni e a determinate condizioni.

Il potere di concedere l'indulgenza spetta al papa e, secondariamente, ai cardinali e ai vescovi.

L'indulgenza può essere plenaria, se rimette tutta la pena temporale ancora da scontare, o parziale se ne rimette solo una parte.

Le condizioni cui il peccatore deve sottomettersi sono: accostarsi al sacramento della Riconciliazione; recitare determinate preghiere o compiere pellegrinaggi a santuari stabiliti; recitare, con fede, il Credo.

Secondo il Magistero più recente della Chiesa, espresso da papa Paolo VI, il tesoro a cui attinge la Chiesa per ottenere l'indulgenza "è lo stesso Cristo Redentore, in cui sono e vivono le soddisfazioni e i meriti della redenzione" (Indulgentiarium doctrina. Normae, 1). Secondo l'insegnamento di Paolo VI, quindi, le indulgenze non sono un facile espediente per evitare di pagare il male commesso, ma sono un mezzo di aiuto e conforto che la Chiesa, corpo mistico di Cristo, offre ai fedeli sinceramente pentiti.

05ConcTrento

Non è esatto vedere la Riforma Protestante come unica e necessaria conseguenza della decadenza spirituale della Chiesa nel tardo Medioevo e nel primo Rinascimento.
Accanto agli aspetti negativi sopra ricordati, infatti, non sono pochi gli aspetti postivi della Chiesa del tempo.
Le splendide opere artistiche ed architettoniche, il grande sviluppo di ospedali e ospizi per i poveri, l'impegno nell'educazione delle persone, la fioritura di feste religiose popolari e la partecipazione diffusa al culto nelle chiese, sono la testimonianza di un'epoca ricca di spiritualità e religiosità. Molto sentita è anche, da tempo, l’esigenza di un profondo rinnovamento di tutta la Chiesa. I tentativi di riforma in tal senso dei Concili di Costanza e Basilea (XV sec.) e dei pontefici Pio II (1454-1464), Sisto IV (1471-1484), Alessandro VI (1492-1503), Giulio II (1503-1513) e Leone X (1513-1521), fanno apparire ancora più tragico il fatto che sia potuta avvenire una lacerazione così profonda.
Finalmente, la Chiesa cattolica risponde ai riformatori tedeschi con la convocazione di un concilio a Trento.
Aperto da papa Paolo III il 13 Dicembre 1545, il Concilio di Trento perde progressivamente il significato di reazione alla Riforma di Lutero e diviene una profonda meditazione della Chiesa circa il proprio mistero, la propria fede e la propria missione nel mondo. I padri conciliari ribattono punto per punto le accuse portate dai riformatori tedeschi alla dottrina cattolica, senza cadere in polemiche personali, ma affermando chiaramente quali idee siano da considerarsi eretiche. Nei decreti del Concilio mai viene nominato il nome di Lutero o di qualche suo seguace, e mai vengono ricordati i loro scritti.
Alle idee fondamentali di Lutero vengono contrapposte le verità della dottrina cattolica.
Contro il sola scriptura, i padri conciliari ribadiscono il valore e l’importanza della Tradizione della Chiesa; contro il sola gratia e il sola fides, affermano che, a seguito della Incarnazione di Cristo e della sua morte e Resurrezione, i Cristiani ricevono sì la grazia che li rende giusti, ma per la salvezza sono necessarie anche le opere buone.
Il Concilio sostiene, poi, che tutti i Sacramenti sono stati istituiti da Gesù Cristo e non solo, come vuole Lutero, il Battesimo e l’Eucarestia. Altri decreti riguardano la realtà del Purgatorio, il corretto uso dell'indulgenza, il culto dei Santi e delle reliquie, l’uso delle immagini sacre, il ministero del papa, i compiti dei vescovi e dei preti, l’istituzione dei seminari.
Dopo varie interruzioni, il Concilio si conclude il 4 Dicembre 1563.
Per la vastità degli argomenti considerati e per le conclusioni cui giunge, il Concilio di Trento è l’evento straordinario a cui si deve il profondo rinnovamento della Chiesa cattolica nell'epoca moderna e che segnerà la sua vita nei secoli successivi.
Gli effetti del Concilio di Trento sono prodigiosi.05 2emIl rinnovamento della Chiesa ha inizio dal papa. Per la prima volta, dopo circa tre secoli, il papato ritrova la sua funzione di guida spirituale.
Pio V (1566-1572) è un grande santo che si impegna, con tenacia e costanza, nella realizzazione di quanto stabilito dal Concilio. A lui si deve il rinnovamento del Collegio dei cardinali, al quale ammette solo vescovi di provata fede e di retto comportamento morale; a lui si deve la costituzione delle Congregazioni, composte da cardinali, per la conservazione e la diffusione della fede; è lui che vuole la pubblicazione di un nuovo Catechismo (1566), di un nuovo Breviario (1568) e di un nuovo Messale (1570 ). 

05 3emAnche i suoi successori, Gregorio XIII (1572-1585) e Sisto V (1585-1590), impegnano tutte le proprie energie nell'attuazione dei decreti del Concilio di Trento.

Grandi vescovi, quali il cardinale Gabriele Paleotti, vescovo di Bologna, e S. Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, guidano le proprie diocesi in un cammino di profondo rinnovamento spirituale.05 4em

Anche i grandi ordini religiosi, con il ritorno alla rigida osservanza delle regole dei rispettivi fondatori danno vita a seri tentativi di rinnovamento e grandi santi arricchiscono la Chiesa del loro esempio e delle loro realizzazioni.

Tra i Francescani nasce, nel 1528, il nuovo ordine dei Cappuccini i cui membri, con la loro semplice predicazione in mezzo al popolo, contribuiscono al rinnovamento spirituale dell'Italia.

Nel 1644, l’abate 05 5emcistercense Armando de Rancé dà vita all'ordine dei Trappisti.

S. Teresa d'Avila (1515-1582) e S. Giovanni della Croce (1542-1591) riformano l’ordine dei Carmelitani e danno vita ai Carmelitani scalzi, i cui membri vivono nella contemplazione e nella penitenza.
05 6em
Angela Merici (1474-1540) ottiene nel 1544, da papa Paolo III, l'approvazione della Congregazione da lei fondata, la Compagnia di S. Orsola, le cui componenti si dedicano alla educazione delle giovani e alla cura degli ammalati. Francesco di Sales (1567-1622) fonda nel 1610 l’Ordine delle Visitandine; è considerato il grande maestro spirituale dell’età moderna, come Bernardo di Chiaravalle lo è stato del Medioevo.

05 9emVincenzo de' Paoli (1581-1660) si impegna nella carità e nella predicazione del Vangelo nelle campagne; fonda la 
Società dei sacerdoti della missione, la Congregazione delle Figlie della Carità e numerose confraternite di laici dediti all'aiuto dei più poveri.

 

S. Ignazio di Loyola (1491-1556) dà vita alla Compagnia di Gesù.05 7em

Il rinnovamento della Chiesa in questi anni porta anche ad un grande sviluppo nella sua attività missionaria. Le scoperte geografiche dei secoli XV e XVI permettono ai missionari cristiani di raggiungere paesi lontani: il domenicano Bartolomeo de Las Casas (1474-1566) predica in America latina, impegnandosi nella difesa delle popolazioni locali; missionari francescani, domenicani e agostiniani evangelizzano con successo il Congo; i gesuiti S. Francesco Saverio (1506-1552), Matteo Ricci (1552-1610) e Roberto de' Nobili (1577-1666) raggiungono l’India, il Giappone e la Cina.

Il movimento missionario si sviluppa tanto rapidamente che papa Gregorio XV, nel 1622, istituisce la Congregazione per la propaganda della fede, ancora oggi esistente, col compito di disciplinare, coordinare ed aiutare i missionari nella loro attività.

La storia delle missioni conosce anche momenti difficili che, in Africa, India e Cina, portano a persecuzioni e martìri. A questo proposito, notiamo un particolare: nelle regioni in cui le religioni locali sono deboli, come ad esempio in America Latina, il Cristianesimo si diffonde rapidamente e con successo; in regioni, quali l’India, il Giappone e la Cina, le cui religioni sono saldamente radicate tra la popolazione, la nuova fede non riesce ad affermarsi.

 

L'amore per i poveri secondo S. Vincenzo de' Paoli:

Non dobbiamo regolare il nostro atteggiamento verso i poveri da ciò che appare esternamente in essi e neppure in base alle loro qualità interiori. Dobbiamo piuttosto considerarli al lume della fede. II Figlio di Dio, ha voluto essere povero, ed essere rappresentato dai poveri. Nella sua passione non aveva quasi la figura di uomo; appariva un folle davanti ai gentili, una pietra di scandalo per i Giudei; eppure egli si

qualifica l'evangelizzatore dei poveri: “Mi ha mandato ad annunziare ai poveri un lieto messaggio” (Lc 4,18).

Dobbiamo entrare in questi sentimenti e fare ciò che Gesù ha fatto: curare i poveri, consolarli, soccorrerli, raccomandarli.

Egli stesso volle nascere povero, ricevere nella sua compagnia i poveri, servire i poveri, mettersi al posto dei poveri, fino a dire che il bene o il male che noi faremo ai poveri lo terrà come fatto alla sua persona divina. Dio ama i poveri, e, per conseguenza, ama quelli che amano i poveri. In realtà quando si ama molto qualcuno, si porta affetto ai suoi amici e ai suoi servitori. Cosi abbiamo ragione di sperare che, per amore di essi, Dio amerà anche noi.

Quando andiamo a visitarli, cerchiamo di capirli per soffrire con loro, e di metterci nella disposizione interiore dell'Apostolo che diceva: “Mi sono fatto tutto a tutti” (1 Cor 9,22). Sforziamoci perciò di diventare sensibili alle sofferenze e alle miserie del prossimo. Preghiamo Dio, per questo, che ci doni lo spirito di misericordia e di amore, che ce ne riempia e che ce lo conservi.

II servizio dei poveri deve essere preferito a tutto. Non ci devono essere ritardi. Se nell'ora dell'orazione avete da portare una medicina o un soccorso a un povero, andatevi tranquillamente.

Offrite a Dio la vostra azione, unendovi l'intenzione dell'orazione. Non dovete preoccuparvi e credere di aver mancato, se per il servizio dei poveri avete lasciato l'orazione. Non è lasciare Dio, quando si lascia Dio per Iddio, ossia un'opera di Dio per farne un'altra. Se lasciate l'orazione per assistere un povero, sappiate che far questo è servire Dio. La carità è superiore a tutte le regole, e tutto deve riferirsi ad essa. È una grande signora: bisogna fare ciò che comanda.

Tutti quelli che ameranno i poveri in vita non avranno alcun timore della morte. Serviamo dunque con rinnovato amore i poveri e cerchiamo i più abbandonati. Essi sono i nostri signori e padroni.

(In Liturgia delle Ore, vol IV, pp. 1380-1381)

06 1emNel secolo XVII la Chiesa raccoglie i frutti del rinnovamento spirituale, morale e organizzativo degli anni precedenti. L’opera dei grandi santi e dei nuovi ordini religiosi, prima ricordati, la riportano in una posizione socialmente e politicamente importante. La vittoria dei re cattolici nelle sanguinose guerre ugonotte (1562-1598) e la conversione al cattolicesimo del re di Francia Enrico IV di Navarra, impediscono una ulteriore diffusione del protestantesimo, rafforzano la Chiesa e ridanno alla Francia la posizione di guida del mondo cattolico, come al tempo di Carlo Magno.
Proprio dalla Francia, tuttavia, nascono nuovi pericoli per la Chiesa e per la sua dottrina: il gallicanesimo, che vorrebbe limitare l’autorità del papa a vantaggio del concilio (conciliarismo); l’assolutismo dello stato, che minaccia l’autonomia della Chiesa nelle questioni ecclesiastiche; il giansenismo, che vorrebbe introdurre nella dottrina cattolica elementi della dottrina protestante; l’episcopalismo, che rifiuta il centralismo romano a vantaggio delle chiese nazionali.

Nel XVIII secolo sorge in Europa una nuova corrente di pensiero che conquista tutta l’Europa: l’illuminismo.

Il termine illuminismo nasce dalla convinzione che la sola ragione illumini la mente e il pensiero dell’uomo, e possa guidare l’umanità verso un futuro di pace e prosperità e permetta all'uomo di raggiungere la verità. In nome del primato della ragione e in vista di una riforma delle istituzioni statali, i pensatori del tempo, Rousseau, Montesquieu, 07 2em
Diderot
, D’Alambert, Voltaire conducono una lotta tenace e molto aspra nei confronti delle antiche tradizioni; in particolare, vorrebbero sostituire alla religione rivelata una religiosità naturale (deismo).

Il deismo, nato in Inghilterra per influsso della massoneria, si sviluppa soprattutto in Francia per opera di François Voltaire. 07 3em
Questi, pur professando la propria fede in Dio, considera la Chiesa cattolica come la fonte di ogni intolleranza e di ogni dispotismo e ne contesta l’esistenza stessa.

Altri filosofi portano queste idee alle estreme conseguenze, fino a sostenere l'ateismo e il materialismo, come le fonti primarie per liberare l'uomo dalla "superstizione della religione".

Lo scontro fra la Chiesa e l'illuminismo è inevitabile e le sue conseguenze sono disastrose.

La Rivoluzione francese, traduzione politica del pensiero degli illuministi, assume connotati violentemente anticlericali: il 13 Febbraio 1790 vengono soppressi gli ordini e le congregazioni religiose; il 14 Aprile la Chiesa è espropriata di tutti i suoi beni; il 12 Luglio viene creata la Chiesa francese, separata da Roma e sottoposta allo stato; nel Novembre dello stesso anno 40.000 sacerdoti, fedeli a Roma, vengono imprigionati, deportati o giustiziati; nel Novembre 1793 il cristianesimo viene definitivamente soppresso e sostituito dal culto della Ragione; nel 1795 la resistenza dei cattolici della Vandea alle imposizioni del governo rivoluzionario scrive una delle pagine più sanguinose ed eroiche della storia della Chiesa.

 

«L'Illuminismo è la sortita dell'uomo da un colpevole stato di minorità. Minorità è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Questa minorità è colpevole se la sua causa non è un difetto di intelligenza, ma di decisione e di coraggio di servirsi della propria intelligenza senza la guida di un altro. «Sapere aude!». Abbi il coraggio di servirti della tua intelligenza! Questo è dunque il motto dell'illuminismo. Ma per questo illuminismo non si richiede altro che la libertà e precisamente la più innocua tra tutto ciò che può chiamarsi libertà, ossia di fare pubblicamente uso della propria ragione sotto ogni aspetto. L'uso pubblico della ragione dev'essere sempre libero ed è il solo che può attuare l’illuminismo tra gli uomini». (Immanuel Kant, Che cos’è l’Illuminismo?)